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Un lavoro capillare sul territorio

Torna la rubrica della mente, torna il tennis e lo sport giocato con la testa.

Quest’oggi abbiamo il piacere di intervistare il Dott. Luca de Rose, Psicologo dello Sport e Psicoterapeuta, che da anni lavora al fianco di tutti i migliori atleti delle nazionali di Tennis, Scherma e Karate e consulente delle federazioni sportive, oltre che docente presso la Scuola dello Sport del CONI Campania e docente di Psicologia dello sport presso la facoltà di scienze motorie della Parthenope di Napoli.

 

Buonasera Luca, un piacere ritrovarti !

Ciao Silver, grazie come sempre a te, per concedermi questo spazio e l’opportunità di poter parlare di psicologia… e naturalmente di Sport.
 
Ormai quando si dice psicologia dello sport , in Campania, si dice Luca de Rose, alcuni già ti definiscono l’erede di Cei in Italia, come  mai secondo te questo successo ?

Innanzi tutto, restiamo con i piedi per terra, Il Prof. Alberto Cei è una leggenda vivente della Psicologia dello Sport Italiana, è stato anche mio docente durante un Master alla Bocconi, oggi si studiano ancora principi della psicologia dello sport da lui teorizzati ed ha gettato le basi della psicologia dello sport in Italia, quindi sarà molto difficile che ci siano altri al suo livello in futuro. Detto questo, penso che il mio sia un metodo innovativo, integrato appunto, che nessuno ha mai visto e con il quale nessun atleta aveva lavorato prima di conoscermi. Si tratta infatti di un metodo integrato di sedute (discorsive) ed esercizi pratici di allenamento mentale che il coach o l’atleta può e deve affiancare durante il suo allenamento quotidiano, da fare durante il match quindi, in campo, sul ring, in pedana, sul tatami, in pista o che dir si voglia, a secondo dello sport e dell’ atleta con cui lavoro.

 

Puoi spiegarci un po’ meglio ?

Certo, il mio lavoro si divide in 4 fasi fondamentalmente, a secondo dei bisogni dell’ atleta e del suo Coach, chi mi ha già visto lavorare lo sa.

Fase 1 Lavoro pratico sull’ attenzione visiva e concentrazione

Fase 2 Gestione Emotiva nello sport e fuori

Fase 3 Visualizzazioni e respirazioni

Fase 4 Lavoro e gestione dell’ aggressività

Con queste 4 fasi riesco a lavorare a 360° sull’ atleta, naturalmente ogni fase diventa più o meno specifica a secondo dei bisogni di un atleta, o di una squadra e vanno integrate poi con i principi base della psicologia dello sport. Nel mio Lavoro è molto importante poi la relazione che io riesco ad instaurare con l’atleta, spesso i coach non si rendono conto che io ho poco tempo per fare quelle che loro chiamano “Le Magie”, ovvero conoscere e capire l’atleta, individuare i punti deboli e quelli di forza ed iniziare a lavorare. I loro allenatori li conoscono da quando erano bambini, io non ho sempre questa fortuna, devo quindi in poco tempo “entrare nella loro vita”, non dimenticando anche i genitori e gli sponsor, il tutto naturalmente prima della prossima gara…che naturalmente tutti si aspettano che vinciamo.

 

Diciamo che detto cosi sembra un lavoro H 24 ?

Lo è…il lavoro non si ferma all’ interno dell’ ambito sportivo, spesso emergono difficoltà o problemi che sono propri della persona che è dietro l’atleta. Vedi lo sport, soprattutto quello fatto ad alti livelli, rivela la personalità più nascosta e più fragile di ognuno di noi e bisogna quindi imparare a gestirla, bisogna imparare a capirla e certe volte a conviverci prima di andare avanti e migliorare. Ecco perché è necessario uno psicologo e psicoterapeuta specializzato in Psicologia dello Sport…e non un cosi detto Mental Coach; che si è fatto il corso di un anno o due e si “improvvisa”…non so cosa. I Genitori e gli altri Coach devono fare attenzione a che si affidano, l’Ordine degli Psicologi della regione Campania disciplina e tutela la nostra professione ed aggiorna costantemente il nostro albo on line (unico e solo) bisogna cercare un professionista, perché come dico sempre…non si gioca con la salute psicofisica delle persone.

 

Certo! ricordiamo quindi di affidarsi sempre ad uno Psicologo dello sport, meglio ancora se con una specializzazione in Psicoterapia, giusto ! Negli anni quindi come Psicologo dello sport hai svolto un lavoro capillare sul territorio Campano, portando la tua figura anche in Italia e fuori, quali erano le prospettive prima ? E adesso cosa è cambiato ?

é stato veramente molto difficile, lo è ancora, ma forse adesso sono io che sono diventato più tenace, stiamo parlando di un mondo, quello dello sport, che sta accettando pian piano la nostra figura di Psicologi dello Sport, nel Tennis giro settimanalmente tutta la Campania, Pozzuoli, Benevento, Avellino, Caserta, Salerno e naturalmente Napoli anche Capri e Ischia nel periodo estivo per degli stage, stessa cosa dicasi per la Scherma e Karate, con le squadre spesso vado fuori regione e fuori Italia, ma dobbiamo ricordarci una cosa : Siamo noi Psicologi, che stiamo entrando nel mondo dello sport, non viceversa, siamo noi gli ospiti, come dico sempre ai miei giovani colleghi interessati alla psicologia dello sport, dobbiamo far capire la nostra importanza, il nostro valore e quindi lavorare il doppio, sempre più degli altri, perché un giorno la nostra figura diventerà essenziale. Quel giorno è vicino, ho fiducia in questo, so che i sacrifici verranno ripagati ed il sudore non è mai versato invano, me lo ha insegnato il Tennis, il mio sport, me lo hanno insegnato i miei genitori… che non importa quanto grandi possano essere i sacrifici, non potranno mai essere paragonati alla soddisfazione di aver raggiunto l’obiettivo. Tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare, bisogna spiegare che la psicologia dello sport non è la psicologia clinica e che la psicologia in generale non deve solo occuparsi di disturbi o disordini mentali gravi, ma c’è anche tutta una parte della psicologia, chiamata appunto psicologia del benessere che si occupa del benessere mentale di tutte le persone. Come noi ogni mese rinnoviamo l’iscrizione in palestra o pratichiamo uno sport che ci piace, anche non a livello agonistico o olimpionico, ma ci prendiamo semplicemente cura del nostro corpo (anche se non è malato) cosi dobbiamo fare anche con la nostra mente, prenderci cura di lei ogni settimana, anche perché cari amici, alla fine sarà la mente che rimarrà, la sala macchine è tutta li ! Seguire una terapia ad esempio insieme con uno psicoterapeuta non significa mettere un etichetta alla persona “non sto bene con la testa” significa prendersi cura di se stessi, non bisogna per forza essere casi psichiatrici. Lo stesso dicasi per la psicologia dello sport, la psicologia del benessere, i ragazzi in crescita, e gli atleti, o entrambi, che sforzano il proprio fisico e la propria mente, oltre la normalità, hanno bisogno di una guida. Come hanno il loro allenatore, i loro insegnanti, i loro genitori, cosi egualmente c’è bisogno di un Coach professionista che sappia come sostenere le loro menti li dove è necessario. Grazie al mio lavoro ho girato quasi tutto il mondo, ho potuto notare che tutto questo è normale negli altri paesi e ahimè anche in altre regioni italiane, ma qui da noi la psicologia dello sport fa ancora fatica ad affermarsi.

 

Capisco bene il tuo lavoro, sei stato credo una sorta di apri pista per i tuoi colleghi, un buon modo per essere ricordati ?

Devo dirti la verità Silver, io non voglio essere ricordato, se sarò ricordato vuol dire che sarò morto e sinceramente preferisco vivere e godermi la vita, anche senza essere ricordato ….(ride)… però si, è vero, la mia esperienza di questi anni ed il lavoro che sto svolgendo con vari atleti, mi ha permesso anche di sperimentare nuove tecniche e scoprire nuovi talenti, sono contento che la psicologia dello sport stia fiorendo e spero un giorno di poter avere un mio gruppo di lavoro con il quale fare ancora meglio.

 

Parliamo di UPPER CLASS SPORT TEAM !

é il mio cucciolo, come ogni cucciolo ha bisogno di tempo per crescere e mettere radici, stiamo lavorando bene, molti atleti e squadre si sono affidati a noi, per essere seguiti nella parte mentale, è difficile per me trovare collaboratori validi, mi rendo conto che forse certe volte sono troppo esigente, ma nello sport come nella vita, quando si lavora non ammetto distrazioni o sviste, noi siamo professionisti, ed abbiamo una responsabilità sociale e sportiva, gestiamo il prodotto più complicato che esiste al mondo, le persone, ed in particolare i ragazzi e le ragazze in crescita, per questo motivo chi vuole lavorare con me deve prendere tutto questo come una missione, altrimenti non ci siamo. Al momento tra squadre e sport individuali abbiamo raggiunto un numero considerevole di atleti, si tratta di persone, ognuna con una storia ed una necessità diversa, ognuna con un carattere diverso, che va capito e gestito.

 

So che in molti contesti sportivi, in particolare a Milano ti chiamano l’uomo della mente, come è nato questo soprannome ?

Sanno che non mi piace essere chiamato Mental Coach… io sono uno psicologo e psicoterapeuta specializzato in psicologia dello sport, i miei atleti e le mie atlete mi chiamano Coach oppure Luca, i dirigenti sportivi che hanno paura a darmi del tu, oppure vogliono mantenere una distanza mi chiamano dottore, ma al Bonacossa Tennis Club a Milano, è nato questo simpatico soprannome che da allora mi accompagna.

 

Siamo in chiusura Luca, come sempre ti chiedo se hai un messaggio per lo sport, per il nostro sport, o per i tuoi atleti ?

Il Tennis è il mio sport, certo, non potrebbe essere altrimenti, mi scorre dentro le vene, venendo da una famiglia di tennisti, ancora oggi mi ostino a giocare, ormai perdendo dai miei atleti (che hanno superato il maestro) ma mi diverto sempre tanto.  Negli altri sport, Scherma , Karate, Pallacanestro, Atletica, Sci, Tennis tavolo, pallavolo e Rugby sono stato adottato, ma il messaggio è univoco. Vorrei innanzitutto ringraziare te e tutta la redazione di Spazio Tennis per questo spazio che mi avete concesso e per questa splendida intervista. A tutti miei atleti e atlete vorrei dire che sono orgoglioso di ognuno di loro, dei loro sacrifici, del loro impegno, del loro voler insistere, combattere contro la vita per plasmarla come loro desiderano, perché nulla è già scritto, siamo noi e solo noi gli artefici del nostro destino e anche se ci fosse qualcosa di già scritto, noi possiamo comunque scegliere come affrontarla, con quale carattere. Considero un onore allenare tutti loro ed un privilegio poter vantare la loro fiducia…nella vita come nello sport molto spesso cadiamo per poi poterci rialzare ancora più forti di prima, è importante che tutti loro sappiano che per quanto violenta possa essere la caduta devono combattere, perché la sofferenza è la strada per la crescita… senza mai dimenticare però le gioie della vita e che non sono soli lungo questo cammino.

 

Grazie uomo della mente, a presto.

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